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Per Aspera Ad Veritatem n.27
Il Mediterraneo. Lo spazio e la storia, gli uomini e la tradizione
Fernand Braudel - Newton&Compton Editori, Roma, 2002



Il Mar Mediterraneo non cessa di essere il crocevia di mille accadimenti. Negli ultimi secoli, i suoi confini si sono resi più prossimi, con tutto ciò che ne consegue in termini di avvicinamento di popoli e culture. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio. La prossimità ha anche incrementato i problemi, lo spazio di mare sembra diventato improvvisamente più piccolo, vera e propria zona di confine tra due mondi.
Tuttavia, il ruolo di questo importante bacino è profondamente mutato nel corso del tempo.
Il volume curato da Fernand Braudel, con la collaborazione di altri cultori di discipline storiche, riveste lo specifico interesse di indagare su tali trasformazioni, particolarmente significative del passaggio storico che stiamo vivendo. Si tratta insomma di una meditata ricerca che, analizzando l’ambiente del “Mare Nostrum”, aiuta a comprendere le dinamiche del presente, muovendo dalla conoscenza di tradizioni millenarie. Attraverso una non casuale geografia dei luoghi, gli Autori propongono infatti uno studio puntuale delle civiltà che nei secoli ne hanno caratterizzato lo sviluppo.
Il Mediterraneo si articola, come tutti sanno, in vari mari, cui corrispondono altrettante terre. Queste vanno dai Balcani all’Asia minore, dalla penisola Iberica all’Africa del Nord. Nell’insieme, l’antico mare rappresenta tuttavia una realtà specifica, al medesimo tempo ostacolo e legame, punto di partenza e snodo, dove universi talora ostili come occidente e oriente hanno ritrovato un elemento unificante per civiltà differenti che si sono affermate, talora combattute, in un unico contesto di straordinaria vitalità.
Clima, natura, cibo, modi di vivere, religioni cambiano, si mescolano e si ricompongono, a seconda che si trovino a Nord o a Sud del mare. Fenomeni in parte simili come la transumanza, appannaggio dei pastori, tipica del Mediterraneo occidentale, ovvero il nomadismo, scaturito dalle invasioni arabe nel Mediterraneo orientale, portano all’insediamento di uomini, che con i loro usi e costumi segnano temi e motivi di questo luogo affascinante e fortunato.
Braudel mette tra l’altro in luce come dal Mediterraneo nasceranno tre tipi di civiltà: quella dell’occidente cristiano, che avrà il suo centro a Roma e che, nonostante l’avvento dei Barbari, non sarà distrutta ma rinascerà, con l’impero medioevale di Carlo V, per arrivare fino ai giorni nostri alla realizzazione dell’Unione europea. Quella dell’Islam, proiettata dal Marocco all’Oceano indiano, contrapposta a quella cristiana. Infine quella greco-bizantina, ponte tra l’Asia minore e i Balcani.
A Roger Arnaldez il compito di analizzare l’ambiente del Mediterraneo sotto l’aspetto religioso. Un mare popolato inizialmente da tante divinità si converte ad un certo punto ad un unico Dio. Greci e Romani concepiscono un signore degli Dei, Zeus per i primi, Juppiter per gli altri. Ma la rivelazione del Dio unico, che trova la sua base nella società ebraica, tarda a manifestarsi e non riuscirà a svilupparsi pienamente. Secondo Braudel, perché il Dio degli ebrei parla soltanto ai figli di Israele, quindi rimane ai margini della società del tempo. La rivoluzione cristiana porta con sé la novità del Cristo, figlio vivente di Dio che parla a tutte le genti. Una novità che sarà veicolata ancora una volta dal Mediterraneo, centro di proselitismo senza sosta. La terza manifestazione monoteistica, che racchiude elementi giudaico-cristiani, fusi in una realtà mediorientale, è quella di Allah, quale Dio unico, e di Maometto, suo profeta. La religione dell’Islam si colloca in conflitto con gli ebrei e i cristiani, accusati di aver introdotto, soprattutto i secondi, un politeismo strisciante, avendo nel contempo rappresentato iconograficamente un Dio che non può essere descritto.
Più prettamente politico il saggio di Jean Gaudement, intitolato Il miracolo romano. L’Autore si sofferma su un interrogativo affascinante. Come può essere riuscito un villaggio di poche capanne a trasformarsi in un grande impero? Come spiegare il suo prestigio, protratto ben al di là del dominio politico, attraverso la sopravvivenza di nozioni fondamentali per l’ordine familiare, sociale e politico?
A differenza del regime della polis, diffuso in Grecia e in Magna Grecia, dove la città si esprime prima di tutto quale comunità di uomini, l’originalità della civiltà romana fu di fondare la città sul diritto. Basti ricordare la nozione di res publica che celebra il popolo non come semplice aggregato di individui ma quale gruppo unito da un consenso giuridico e di comune civiltà. L’eredità del diritto romano si trasmise, com’è noto, al mondo bizantino. Corroborato da discettazioni greche, approderà infine alle sponde di Ravenna e a Bologna, sede del più prestigioso ateneo giuridico, che fornirà supporto alle monarchie franco-britanniche, nonché a Gregorio VII, cui si devono le fondamenta del diritto canonico.
Lo scritto di Piergiorgio Solinas, antropologo, mette in evidenza, pur nella varietà di forme e di strutture che caratterizzano la famiglia, la comunanza di elementi culturali delle popolazioni che si affacciano sul Mediterraneo. In ogni zona dei quattro punti cardinali la cellula base su cui si genera ogni forma di vita è la famiglia, i cui caratteri d’ampiezza porteranno a definirla coniugale, allargata o multipla, sempre gestita dal pater familias.
Maurice Aymard affronta poi il tema delle migrazioni, che attraverso questo mare hanno reso possibile una serie di trasferimenti originati da condizioni politiche, contrasti religiosi, contese militari o semplicemente dalla diffusione del mondo mercantile. Attraverso il Mediterraneo l’occidente ha ricevuto la scrittura dei numeri arabi e molti secoli dopo il petrolio, elemento essenziale del moderno sviluppo.
Nell’ultima parte Braudel si occupa di Venezia. Le considerazioni dello storico sono utili per chiarire i caratteri di una città differente da ogni altra, dove tutto si contrappone: concretezza e irrealtà, acque prodighe e avare, trionfo della vita e senso di morte. Nonostante il declino, iniziato nel 1797 con l’occupazione della città da parte di Napoleone, proseguito con la valorizzazione del nuovo continente americano, la perla della laguna è per lo storico francese un bene da preservare, perché grazie a lei il tempo sembra si sia fermato.
Forse è vero che altri mari hanno messo in crisi il Mediterraneo e le città che meglio lo rappresentavano, le sue potenze marinare. Nell’età dell’Atlantico, il mare interno era già stato relegato ad una funzione secondaria. Se vale ciò che Carlo De Benedetti, in un recente editoriale, ha sottolineato, l’ascesa dell’economia cinese ed asiatica ci porta di fronte ad un’altra svolta nella storia delle civiltà, da un oceano ad un altro oceano. L’asse del mondo potrebbe spostarsi dall’Atlantico al Pacifico, comportando per gli europei la responsabilità storica di non trasformare questo passaggio in un declino.



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